venerdì 23 luglio 2010

2.2. Neuroscienze

I neuroni sono la base dello studio delle neuroscienze che attraverso la fisiologia cercano di far luce sui meccanismi che regolano il cervello e la prova empirica della pervasività emotiva su quella cognitiva è stata proposta proprio da un neuroscienziato: Joseph LeDoux.


Attraverso numerosi studi effettuati sui ratti ed avvalendosi delle nuove tecnologie di visualizzazione dei circuiti cerebrali LeDoux riuscì a rivoluzionare un modello consolidato ormai da tempo. La sua ricerca è incentrata sullo studio del condizionamento alla paura, sulla registrazione degli impulsi cerebrali che s’innescano e sulle aree coinvolte nel processo: partendo dal presupposto che il meccanismo non cambia al variare dello stimolo che lo accende (che sia una mela o un sentimento di paura) la sua tesi consiste nel prendere in esame una singola emozione (nel suo caso la paura) per capire il funzionamento del sistema che la genera. Prima dei suoi sorprendenti risultati si pensava che dato uno stimolo, gli organi di senso trasmettessero questi dati ad una struttura responsabile dell’attenzione, il talamo, che mandava impulsi alla neocorteccia cerebrale, la quale era deputata alla decodifica degli stimoli .


Circuito pre-LeDoux di decodifica cognitiva degli stimoli

Il circuito innescato quindi aveva come prima risposta un’informazione a livello cognitivo dato proprio dalla corteccia che elaborava i dati e solo in un secondo momento queste informazioni (già modificate e con un significato già assegnatogli dalla neocorteccia) arrivavano tramite un altro impulso neurale al sistema limbico, di cui fa parte l’amigdala, dove sarebbe avvenuta una risposta emotiva.

 
Secondo questo circuito quindi la valutazione di qualsivoglia stimolo (immagini, odori, parole ecc.) sarebbe prettamente cognitiva e solo alla fine s’innescherebbe una risposta emotiva dello stimolo.


LeDoux invece riuscì a scoprire un altro meccanismo, più rapido, in grado di dare una risposta immediata a ciò che il talamo registrava attraverso quella che lui definisce come “via bassa”; la sua ricerca dimostrò infatti che nel momento in cui i nostri sensi vengono attivati da qualsiasi input ambientale, un impulso nervoso arriva prima al talamo, ma poi dal talamo partono due circuiti che viaggiano in parallelo: uno più veloce che raggiunge direttamente l’amigdala ed un altro, molto più lento rispetto al primo, che arriva alla corteccia. Il risultato del circuito rapido è un’informazione imprecisa e non completa, mentre quello più lento completa o modifica l’informazione data dall’amigdala fornendo i pezzi mancanti.


Circuito di LeDoux sulla decodifica degli stimoli

In questo modo LeDoux definisce il percorso: «l’informazione sugli stimoli esterni raggiunge l’amigdala da percorsi diretti provenienti dal talamo (strada bassa) e da percorsi che vanno dal talamo alla corteccia all’amigdala. La via talamo-amigdala è più breve, il sistema di trasmissione è più veloce».

Analizzando la via bassa, LeDoux si accorge che le strutture cerebrali coinvolte nel processo sono due: ippocampo e amigdala; « l’ippocampo è» - secondo le parole di Gallucci - «una struttura centrale per l’apprendimento. Le informazioni che vi giungono vanno a produrre una memoria dichiarativa molto importante per il significato emotivo attribuito alle diverse situazioni» (Gallucci, 2007, pag. 51) ; in altre parole è proprio l’ippocampo che darebbe un senso diverso agli omicidi che vediamo in una fiction televisiva rispetto a quelli reali.


L’amigdala invece costituisce la sentinella della nostra memoria emotiva e attraverso un meccanismo di tipo associativo è in grado di confrontare l’esperienza momentanea con quelle già accadute: quando cioè la situazione presente ha una componente comune ad una qualsiasi esperienza pregressa, l’amigdala le associa ed il risultato è l’attivazione: a) di un impulso che invia il risultato dell’associazione alla corteccia; b) di sostanze che mediano le risposte emotive, come la rabbia, la gioia o la paura. In questo modo il corpo è già pronto ad agire prima ancora di conoscerne il perché, visto che le informazioni di cui dispone l’amigdala sono incomplete.

Contemporaneamente, la corteccia cerebrale elabora in maniera più accurata e profonda le informazioni inviate dal talamo sensorio ed è qui che avviene la fase di verifica: se infatti la neocorteccia constata che le informazioni inviatele dall’amigdala sono esatte le manderà un ulteriore impulso di conferma per massimizzare la reazione emotiva, altrimenti verranno modificate.

Per spiegare meglio il circuito innescato da uno stimolo, LeDoux propone un esempio semplice ma molto efficace: supponiamo di essere in campagna e di camminare lungo un sentiero; improvvisamente c’imbattiamo in una forma strana, snella e curva. Queste informazioni raggiungono direttamente l’amigdala tramite la via bassa, ma solo la corteccia potrà dirci (attraverso la fase di verifica) se quello che vediamo è un ramo o un serpente. « Se fosse un serpente » - spiega LeDoux - «l’amigdala ha una lunghezza d’anticipo» (LeDoux, 2003, pag. 171) ed in questo modo l’organismo è pronto a reagire nel caso in cui la corteccia dovesse confermare l’associazione dell’amigdala.

Ma in che modo una reazione emotiva permette all’organismo di reagire fisiologicamente? Attraverso il rilascio dell’adrenalina (un neurotrasmettitore, sostanza cioè in grado di trasportare le informazioni tra le cellule del sistema nervoso) da parte del sistema nervoso autonomo, il quale (sempre sotto lo stimolo dell’amigdala) provoca il rilascio da parte delle ghiandole surrenali dell’adrenalina nel sangue che, raggiungendo il cervello, ne viene influenzato. Se invece la verifica della neocorteccia smentisce l’associazione dell’amigdala, il circuito cognitivo inibisce il rilascio dell’adrenalina.

Ma non è tutto. All’amigdala confluiscono segnali, sempre secondo LeDoux, da parte di un’ampia gamma di elaborazioni cognitive, diventando quindi il centro specifico dell’interpretazione emotiva di ogni stimolo. In questo modo, conoscendo le aree che passano le informazioni all’amigdala e sapendo a quali funzioni contribuiscono, possiamo prevedere come queste contribuiscano alle reazioni emotive, essendo in grado di elaborare l’importanza degli stimoli sia individuali che di situazioni complesse, «in altre parole» - spiega LeDoux - «l’anatomia può illuminare la psicologia» (Ivi, pag. 177).

Ricezione degli stimoli da parte dell’amigdala secondo LeDoux (2003, pag. 177)

I processi cognitivi ed emotivi devono essere quindi considerati come «funzioni mentali distinte ma interagenti, mediate da sistemi cerebrali distinti ma interagenti» (Ivi, pag. 72) . La rivoluzione di questo modello sta quindi nella supremazia dell’elaborazione emotiva degli stimoli seguita, e non preceduta, dall’interpretazione cognitiva proprio perché la valutazione emotiva è effettuata dal cervello prima che la corteccia cerebrale abbia finito di elaborarlo, di conseguenza possiamo reagire a qualcosa prima di sapere se quella cosa è buona o cattiva.

Ora sappiamo che il nostro comportamento è, sempre secondo le neuroscienze, il risultato dell’interazione di due processi differenti: sistemi emotivi e sistemi cognitivi.


Questa conclusione non può non condizionare il sistema economico visto che, come spiega Camerer, «il modello standard del comportamento economico assume che vi sia un insieme unitario di preferenze che le persone cercano di soddisfare» (Camerer, Colin, 2007, The Case of Mindful Economics, Oxford University Press, Oxford (trad. it. La Neuro Economia, I edizione, 2008, Milano, Il Sole 24 Ore) pag. 25; la scoperta di processi differenti e funzioni specializzate nel trattamento delle informazioni porta inevitabilmente ad una revisione del sistema nel suo complesso.

La prima applicazione possibile nel marketing di questa scoperta? Immaginate che lo stimolo sia una pubblicità, un prodotto su uno scaffale o un nuovo brand lanciato sul mercato: il nostro cervello etichetta emotivamente ogni possibile input, e «queste etichette affettive» - spiega Camerer - «si presentano alla mente senza sforzo e automaticamente ogniqualvolta quegli oggetti e quei concetti sono evocati» (Ivi, pag. 30).

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